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MONDO

Conte e Di Maio a Bengasi

Liberati i pescatori siciliani di Mazara sequestrati in Libia

"Una trattativa lunga, ringraziamo il governo per l'esito e i giornalisti che hanno tenuto alto il livello di attenzione, abbiamo sofferto tutti per quanto successo" ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. Dopo l'incontro con Conte e Di Maio, Haftar ha "elogiato il ruolo e l'impegno del governo italiano nel sostenere la soluzione della crisi libica". Un plauso al premier italiano è arrivato anche dal Capo del Governo della Repubblica tunisina

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Dopo oltre cento giorni di detenzione in Libia, i pescatori di Mazara del Vallo, detenuti in un carcere per avere sconfinato in acque libiche, sono tornati liberi. L'arrivo in giornata in Nordafrica di Conte e Di Maio chiude di fatto un incubo per questo gruppo di 18 persone che si sono sempre difesi dalle accuse, asserendo di essere rimasti in acque internazionali. Ottenuta la libertà, i pescherecci hanno lasciato Bengasi, area sotto il controllo del governo militare del generale Haftar, per rientrare in Italia. Al loro arrivo al porto di Mazara, previsto tra sabato notte e domenica, saranno effettuati dei tamponi per scongiurare eventuali contagi da covid-19.

A dare la notizia del rientro è stato Salvatore Quinci, il sindaco di Mazara del Vallo (Trapani), il gruppo dovrebbe arrivare in Italia tra due giorni. "I due pescherecci sono appena partiti dalla Libia per l'Italia, l'arrivo è previsto al porto di Mazara intorno a sabato sera", ha detto Quinci, dopo essere stato in Sala giunta al Comune presidiata dai parenti. "Ho appena avuto la comunicazione ufficiale - ha dichiarato - i due pescherecci sono già in viaggio. Siamo davvero felici". Anche il vicesindaco di Mazara del Vallo, Vito Billardello, ha indicato l'arrivo dei pescatori tra "sabato notte e domenica mattina".

Alle famiglie dei pescatori l'amministrazione comunale non ha fatto mancare il proprio sostegno. "Sia economico per quanto possibile per un piccolo comune sia psicologico - sottolinea Billardello -. Abbiamo passato mesi difficili, mesi in cui ci siamo sentiti da una parte speranzosi e dall'altro impotenti". "Al di là dell'azione del governo della diplomazia - conclude - non dobbiamo dimenticare la grande forza e il coraggio che hanno avuto queste famiglie. Non si sono fermate un attimo, per diverse settimane sono rimaste in presidio a Roma davanti a Montecitorio, hanno dormito in piazza. Una tenacia e una forza incredibile, che hanno contribuito a mantenere alta l'attenzione e ad arrivare a questa soluzione positiva".

"Gioia pura" afferma Maria Cristina, moglie di Bernardo. Si trovava a Roma dove era tornata per protestare davanti a Palazzo Chigi: "L'ultima volta che ho sentito mio marito era l'11 novembre. Torniamo tutti a casa". Sul caso la procura di Roma ha da tempo avviato un procedimento penale. Il fascicolo era stato aperto dai pm di piazzale Clodio come 'modello 45' e cioè senza ipotesi di reato e senza indagati. Tutto è iniziato il primo settembre. I diciotto pescatori - otto tunisini, sei italiani, due indonesiani e due senegalesi - erano a bordo dei due pescherecci mazaresi "Antartide" e "Medinea", sequestrati dalle motovedette libiche. L'accusa avanzata dalle autorità è di avere violato le acque territoriali, pescando all'interno di quella che ritengono essere un'area di loro pertinenza, in base a una convenzione che prevede l'estensione della Zee (zona economica esclusiva) da 12 a 74 miglia. 

Canti e balli tunisini nel cortile del Comune di Mazara del Vallo (Trapani) per festeggiare la liberazione dei 18 pescatori. Un gruppo di donne tunisine, madri e mogli dei marittimi, alcune con il velo, hanno iniziato a ballare e a cantare in arabo per celebrare la liberazione dei congiunti. A loro si sono aggiunti alcuni familiari di pescatori mazaresi.

La vicenda
Si conclude così una vicenda iniziata 108 giorni fa quando l'incubo dei pescatori di Mazara del Vallo, detenuti in un carcere libico dal primo settembre, ufficialmente per avere sconfinato in acque libiche. Sotto il controllo dei militari del governo militare del generale Haftar, i pescatori si sono sempre difesi dalle accuse, asserendo di essere rimasti in acque internazionali. Oggi la notizia del volo a Bengasi del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che stamattina hanno posticipato i loro appuntamenti per precipitarsi in Libia e compiere l'ultimo passo utile alla liberazione dei pescatori.

La notizia è arrivata dal presidente del consiglio Giuseppe Conte, volato a Bengasi, e confermata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio (attraverso i suoi profili social) partito con lui per compiere il passo conclusivo che ha portato alla liberazione. "Fra poche ore potranno riabbracciare le proprie famiglie e i propri cari. Grazie all'Aise (la nostra intelligence esterna) e a tutto il corpo diplomatico che hanno lavorato per riportarli a casa. Un abbraccio a tutta la comunità di Mazara del Vallo - scrive il ministro degli esteri - Il Governo continua a sostenere con fermezza il processo di stabilizzazione della Libia. E' ciò che io e il presidente Giuseppe Conte abbiamo ribadito oggi stesso ad Haftar, durante il nostro colloquio a Bengasi". I familiari che attendono a Mazara del Vallo: "Finalmente - dicono - aspettavamo questo regalo di Natale".

Il premier Giuseppe Conte - come Di Maio - dopo il blitz di questa mattina ha postato la foto dei pescatori liberati sui profili social commentando: "Buon rientro a casa ".


Sindaco: "Grazie al governo per l'esito"
"Una trattativa lunga,  ringraziamo il governo per l'esito e i giornalisti che hanno tenuto alto il livello di attenzione, abbiamo sofferto tutti per quanto successo" ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. 


Lo scorso primo settembre le milizie dell'Lna (Libyan national army) fedeli al generale Haftar  avevano sequestrato i due motopesca 'Antartide' e 'Medinea' con 18 membri dell'equipaggio (otto  italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi). Nelle scorse settimane, i familiari dei  pescatori erano rimasti per giorni di fronte alla Camera dei deputati, per chiedere la liberazione degli  uomini. Una delegazione era stata ricevuta proprio da Conte e Di Maio. 

Proprio il blitz in Libia avrebbe portato il premier a posticipare il vertice con la delegazione di Iv, capitanata dal leader ed ex premier Matteo Renzi, inizialmente in programma per questa mattina alle 9 e poi posticipato alle 19 di questa sera. Il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, appena appresa la notizia, ha detto: "Un'intera comunità li sta aspettando". E poi ha aggiunto:  "Era ora! Siamo davvero felici".

Di Stefano: "Liberazione frutto del lavoro di mesi di Conte e Di Maio"
"La liberazione dei pescatori a Bengasi è il risultato di mesi di lavoro silenzioso del Presidente Conte e del Ministro Di Maio con l'intelligence e la rete diplomatica in Libia. Un abbraccio sincero alle famiglie e un augurio, finalmente, di un sereno Natale". Così il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano su twitter.


Mamma Comandante Medinea: "Non ci credevo più. Ora voglio solo riabbracciarlo"
"E' il più bel regalo di Natale che potessi mai ricevere. Ringrazio tutti. Dopo tutti questi mesi potrò
riabbracciare mio figlio. Non vedo l'ora". A dirlo è Rosa Ingargiola, 73 anni, la mamma di Pietro Marrone, il comandante del Medinea, commentando la notizia della liberazione dei 18 pescatori, sequestrati dallo scorso 1 settembre dalle milizie di Haftar.

"Me lo ha detto stamattina mio genero - racconta -. Era titubante, non voleva darmi un'altra illusione. Invece adesso abbiamo ricevuto la conferma ufficiale. Sono tutti insieme, sono liberi. In queste lunghe settimane di disperazione spesso non ho creduto che questo momento potesse arrivare. Ringrazio tutti davvero. Ora voglio solo riabbracciarlo". 

Armatori Medinea e Antartide: "Emozione indescrivibile, stanotte riusciremo a dormire"
"E' un'emozione indescrivibile, piango da quando ho avuto notizia" ha commentato a sua volta l'armatore  del Medinea, Marco Marrone. "Sono veramente felice. Questi giorni mi sono sentito come dentro un tunnel dal quale non riuscivo a uscire. Un incubo - ha detto a sua volta Leonardo Gancitano, armatore dell'Antartide - Mi svegliavo tre volte a notte, pensando a tutto quello che poteva accadere, temendo che i nostri pescatori non sarebbero più tornati. Stanotte finalmente riuscirò a dormire". "E' un incubo che finalmente finisce - aggiunge - Non abbiamo mai smesso di sperare e oggi vedere la gioia e l'emozione delle mamme e dei figli è stata una cosa bellissima.  Siamo felici per tutto".

Vescovo: "Il più bel regalo di Natale per le loro famiglie"
"Siamo felicissimi di questa notizia, tanto più bella quanto inaspettata. Tre mesi vissuti insieme ai familiari ci avevano resi scettici ma ora l'incubo è finito. Aspettiamo di trascorrere queste ore di
attesa per riabbracciarli. Questo è il più bel regalo di Natale per le famiglie. La gioia è tutta loro ma è anche nostra". Lo ha detto il Vescovo monsignor Domenico Mogavero, saputa notizia dell'avvenuta liberazione dei 18 marittimi mazaresi rinchiusi a Bengasi. "Un ringraziamento va all'Unità di crisi, al governo tutto per l'impegno lungo e faticoso per superare mille difficoltà e giungere alla bella notizia di questa mattina. Un abbraccio grande ai familiari e ai 18 marittimi", ha detto ancora il vescovo. 

Haftar ha elogiato il ruolo dell'Italia in Libia
"In questo incontro il comandante generale" Khalifa Haftar "ha elogiato il ruolo che il governo italiano gioca nel sostegno ad una soluzione della crisi libica": lo riferisce la pagina Facebook del Comando generale delle Forze armate arabe libiche dando conto del colloquio odierno tra l'uomo forte della Cirenaica, il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio avvenuto nell'ambito della liberazione dei marittimi dei due pescherecci siciliani sequestrati a Bengasi. 

Premier tunisino
Il presidente del Consiglio Conte ha avuto una conversazione telefonica con il Capo del Governo della Repubblica tunisina, Hichem Mechichi. Al centro del colloquio il partenariato italo-tunisino e la cooperazione migratoria bilaterale, si legge in una nota sul sito del governo. Mechichi ha espresso il suo caloroso ringraziamento per l'azione che ha portato al rilascio dei marittimi trattenuti in Libia, tra i quali anche alcuni cittadini tunisini.

Sindaco di Pozzallo
"Con grande gioia apprendo la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo, costretti da mesi a rimanere in Libia. Finalmente possono raggiungere le proprie famiglie e trascorrere insieme a loro un sereno Natale". A dirlo è il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, che aggiunge: "Adesso, lo stesso impegno delle autorità diplomatiche deve essere profuso per sbloccare la situazione di stallo che interessa due navi italiane ferme in Cina da un periodo interminabile". "A tutti loro, soprattutto a un concittadino pozzallese che si trova invischiato in questa triste storia - conclude Ammatuna -, auguro un immediato ritorno a casa per festeggiare insieme ai loro cari le festività natalizie".

Moglie del pescatore tunisino
"È il nostro regalo di Natale". L'italiano è incerto ma gli occhi di Zohra Medhb, la moglie di uno dei pescatori tunisini rilasciati, non riescono a nascondere la felicità. "Finalmente - dice la donna velata, che indossa la mascherina con la scritta 'Liberate i nostri pescatori'. "E' arrivata finalmente la buona notizia", dice la moglie di Habib Mathlouthi. Accanto a lei c'è la figlia, Chaima Mathlouthi. La famiglia vive a Mazara del Vallo da circa 40 anni. E sono ben integrati. "È stato un incubo - dice la figlia - ci eravamo rimasti male quando non siamo riusciti a parlare con i nostri cari al telefono mentre agli italiani è stato permesso, però ci sono sempre stati tutti vicini".

Analista Harchaoui
L'Italia è stata ''umiliata'' dal modo in cui sono stati rilasciati i suoi pescatori, perché il generale Khalifa Haftar ha voluto che il premier Giuseppe Conte e il suo ministro degli Esteri Luigi Di Maio andassero ''fisicamente, di persona'' a Bengasi e ''questo rappresenta un fatto straordinario''. Lo ha dichiarato ad Aki - Adnkronos International Jalel Harchaoui, analista senior della Global Initiative di Ginevra ed esperto di Libia, secondo il quale Haftar ha voluto ''mandare un messaggio all'Italia'', dire al nostro Paese ''io esisto ancora''.



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