CITTÀ DEL VATICANO. Sardine in Vaticano, perché no? Il cardinale Peter Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, organismo attento alle sfide odierne e organizzatore di numerosi eventi che coinvolgono realtà sociali e politiche, non disdegna l’ipotesi di un dialogo con il movimento nato quasi per caso da tre ragazzi che con le sue manifestazioni ha portato in piazza finora centinaia di migliaia di persone in tutta Italia (sabato saranno per la prima volta a Roma). «Prima dobbiamo conoscere le cause della popolarità e capire cosa c’è dietro a tutto questo», dice il porporato rispondendo ad una domanda di Vatican Insider a margine della presentazione del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2020, «poi aspettiamo una mossa della Cei e solo dopo scendiamo in campo».

Eminenza, nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, si torna a parlare del clima di paura e minaccia che si avverte nella comunità internazionale. Il Papa recentemente è tornato sul tema dei sovranismi e dei populismi. Perché questo grande timore?

«Non è un timore solo del Santo Padre. Due anni fa ho partecipato ad una conferenza in Olanda e il tema era quello della “paura”. Abbiamo chiesto agli organizzatori i motivi di tale scelta e ci hanno detto che una vera spiegazione non c’è ma che la paura è un sentimento che oggi si sente nell’aria, che si sperimenta ogni giorno. Contro la paura serve una “cultura della fiducia”: quando non ci si fida l’uno dell’altro, si finisce per chiudersi in sé stessi, per mettersi in un angolo e fomentare idee sbagliate, a sospettare che l’altro stia combinando qualcosa contro di te. Spesso facciamo riferimento a Papa Giovanni XXIII e alla sua opera di mediazione durante gli anni di tensione a Cuba. Come ci è riuscito? È stato grazie alla amicizia politica che si può sviluppare solo con la cultura dell’incontro. Quando si comincia a dialogare, si smantellano i muri di paura».

Contro le correnti di sovranismo e anche razzismo che imperversano nella società di oggi, in Italia è nato spontaneamente il movimento delle cosiddette “sardine”. Sabato manifestano a Roma. Lei lo conosce? Cosa ne pensa?

«Sardine perché vengono dalla Sardegna?» (Ride).

No, come quei pesci piccoli uno attaccato all’altro nelle scatole…

«Si, lo so. Si usava anni fa questa parola durante il commercio degli schiavi per indicare il modo in cui venivano trasportati sulle navi. Forse c’è un riferimento… In ogni caso quello che posso dire su questo fenomeno è che ribadiamo il diritto di ognuno di esprimere le proprie idee, i propri pensieri. Se alcuni sono convinti che per promuovere il senso della democrazia in Italia è utile un tale gruppo, bene, noi lo accompagniamo cercando sempre di andare incontro con il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa. Stiamo facendo la stessa cosa con i gruppi che combattono la xenofobia: li invitiamo ad una conferenza e cerchiamo di indirizzarli verso il messaggio della Chiesa. L’accompagnamento è il nostro grande mezzo per dialogare con questi sforzi». 

Quindi la Santa Sede è disposta a dialogare con le sardine o ad invitarle in un convegno in Vaticano?

«Eventualmente… Questo movimento è molto popolare, va benissimo, ma noi prima dobbiamo capire: perché è così popolare? Cosa c’è dietro a tutto questo? Prima cerchiamo di scoprire le cause e poi, come dicevo, di indirizzare il messaggio. Inoltre si tratta di un fenomeno italiano, locale. Pertanto aspettiamo prima una mossa della Conferenza episcopale italiana, solo dopo possiamo appoggiare e scendere in campo».

Tornando al messaggio del Papa, si parla anche delle sfide dell’ecologia. Ieri la rivista Time ha eletto Greta Thunberg, la giovane attivista svedese per l’ambiente, persona dell’anno 2019. È una scelta giusta, secondo lei? 

«Greta è una testimone, piuttosto che un modello: testimone dell’impegno per la salvaguardia dell’ambiente e della Casa comune. Oggi non c’è coerenza tra la politica della cura dell’ambiente e la politica di formazione dei bambini nella società. Quindi la protesta, o meglio, la testimonianza di Greta è importante perché c’è l’attenzione su questo grande bisogno di essere coerenti nella nostra cura dell’ambiente e delle persone che vivono sulla terra. Come ha detto più volte il Papa, non si può veramente adorare il Signore e trascurare la cura per l’ambiente che implica la cura del prossimo. Nell’insegnamento della Chiesa l’attenzione prestata ai poveri nella società coincide anche con l’attenzione prestata alla cura della Casa comune. Tutto è “collegato”, tutto è interdipendente».    

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