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Il Papa in Vaticano pranza con 1500 poveri

Bergoglio: «Non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell'altro e del futuro»

2 minuti di lettura
Papa Francesco al pranzo in Vaticano nella Giornata Mondiale dei Poveri (afp)

Città del Vaticano - Nella Giornata Mondiale dei Poveri, da lui istituita tre anni fa, Papa Francesco punta il dito contro «l'indifferenza» verso gli ultimi della società, verso il continuo aumento delle disparità sociali. «Ho visto recentemente, alcuni minuti fa, alcune statistiche di povertà. Fanno soffrire! L'indifferenza della società verso i poveri... Preghiamo», dice all'Angelus. E nella messa in una San Pietro affollata di persone bisognose e indigenti, accompagnate da volontari e associazioni, sottolinea che oggi, «nella smania di correre, di conquistare tutto e subito, dà fastidio chi rimane indietro. Ed è giudicato scarto: quanti anziani, quanti nascituri, quante persone disabili, poveri ritenuti inutili». «Si va di fretta, senza preoccuparsi che le distanze aumentano, che la bramosia di pochi accresce la povertà di molti», denuncia il Pontefice.

Il "clou" della Giornata è anche il pranzo del Papa con 1.500 poveri in Vaticano - una «riunione di amici», la definisce Francesco -, nell'Aula Paolo VI allestita per l'occasione a grande sala da pranzo con 150 tavoli e 50 volontari a servire gli ospiti, trattati con tutti riguardi: compreso quello di togliere dal menù la carne di maiale, per permettere a tutti, compresi i musulmani, di partecipare al convivio. «Qui non c'è carne di maiale, anche gli altri ospiti possono mangiare tranquillamente tutto», avverte all'inizio del pranzo mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, il dicastero che ha curato l'organizzazione della Giornata Mondiale.

Un gesto di rispetto che sfida anche le polemiche, come quelle che a Bologna hanno preso di mira la Curia per i «tortellini al pollo». «Non va seguito chi diffonde allarmismi e alimenta la paura dell'altro e del futuro, perché la paura paralizza il cuore e la mente», dice ancora il Papa nella messa della mattina in Basilica. «Eppure, quante volte ci lasciamo sedurre dalla fretta di voler sapere "tutto e subito", dal prurito della curiosità, dall'ultima notizia eclatante o scandalosa, dai racconti torbidi, dalle urla di chi grida più forte e più arrabbiato, da chi dice "ora o mai più" - afferma -. Ma questa fretta, questo "tutto e subito" non viene da Dio». «Non basta l'etichetta "cristiano" o "cattolico" per essere di Gesù - spiega Bergoglio -. Bisogna parlare la stessa lingua di Gesù, quella dell'amore, "la lingua del tu"». E i poveri «sono preziosi agli occhi di Dio perché non parlano la lingua dell'io: non si sostengono da soli, con le proprie forze, hanno bisogno di chi li prenda per mano». Secondo il
Papa, essi «ci ricordano che il Vangelo si vive così, come mendicanti protesi verso Dio. La presenza dei poveri ci riporta al clima del Vangelo, dove sono beati i poveri in spirito».

Allora, prosegue, «anziché provare fastidio quando li sentiamo bussare alle nostre porte, possiamo accogliere il loro grido di aiuto come una chiamata a uscire dal nostro io, ad accoglierli con lo stesso sguardo di amore che Dio ha per loro». «Che bello se i poveri occupassero nel nostro cuore il posto che hanno nel cuore di Dio! - esclama Francesco - Stando con i poveri, servendo i poveri, impariamo i gusti di Gesù, comprendiamo che cosa resta e che cosa passa». «I poveri ci facilitano l'accesso al Cielo: per questo il senso della fede del Popolo di Dio li ha visti come "i portinai del Cielo" - conclude -. Già da ora sono il nostro tesoro, il tesoro della Chiesa. Ci dischiudono infatti la ricchezza che non invecchia mai, quella che congiunge terra e Cielo e per la quale vale veramente la pena vivere: cioè l'amore».

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