Palermo

Palermo, il migrante quindicenne morto in ospedale: la procura apre un'inchiesta

Esposto della tutrice: "Anomalie sulla nave dove ha fatto la quarantena". Emergency e Open Arms: "Ha avuto tutta l'assistenza che era necessaria"
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Un fascicolo aperto, una cartella clinica sequestrata e un esposto denuncia per il caso del minorenne non accompagnato deceduto ieri dopo lo sbarco d'urgenza dalla nave quarantena "Allegra". Sarà la Procura di Palermo a coordinare le indagini per tentare di ricostruire le cause della morte del 15enne Abou, originario della Costa d'Avorio. Domani si terrà l'autopsia. Mentre oggi il tutore del minorenne, Rossella Puccio, accompagnata dall'avvocato Michele Calantropo, ha formalizzato l'esposto denuncia in un commissariato di polizia. "Noi abbiamo rappresentato tutti i fatti, inclusi quelli più anomali - spiega il difensore - a partire dal fatto che i minori non accompagnati devono avere sempre un tutore, anche su una nave quarantena, che è pur sempre territorio italiano".

Il 15enne viene trasferito sulla nave quarantena "Allegra" il 18 settembre. Il 28 settembre viene visitato a bordo dai medici della Croce Rossa: "Non si nutre da 3 giorni e risulta apiretico all'ispezione - si legge in un referto - sono visibili numerose cicatrici verosimilmente conseguenti a torture subite in carcere in Libia (questo dato viene riferito da un compagno di viaggio) ...il pazienta lamenta dolore in sede lombare bilaterale. Manovra di Giordano positiva. Si sospetta un coinvolgimento renale conseguente a stato di disidratazione".

L'indomani la situazione si aggrava e i sanitari a bordo, in assenza di strumentazioni diagnostiche adeguate, viene disposto il ricovero. Il 30 settembre, il minore arriva in ambulanza all'ospedale Cervello: tamponi covid negativi, viene ricoverato per "polmonite" e riscontrato un forse stress post-traumatico oltre a un "grave stato di denutrizione e disidratazione volontaria". Entrato in coma, il 15enne viene trasferito all'ospedale Ingrassia, perchè all'ospedale Cervello non c'erano posti in rianimazione. Ieri pomeriggio, il decesso.

"Siamo profondamente addolorati per la morte di Abou e rimaniamo in attesa di capirne le ragioni. Le persone che soccorriamo - affermano Open Arms ed Emergency - sono tutte in condizioni di salute precarie, hanno subito abusi e violenze, hanno affrontato giorni di attesa in mare. Ribadiamo pertanto la necessità che vengano fatte sbarcare in un porto sicuro nel più breve tempo possibile e che venga loro permesso di trascorrere i giorni di quarantena in strutture adeguate dove vengano garantite loro le cure necessarie e dove i loro diritti vengano rispettati".

In una nota, viene fornita una ricostruzione dei fatti e dello stato di salute di Abou Dakite a bordo della Open Arms. L'imbarcazione su cui viaggiava Abou è stata soccorsa il 10 settembre. Secondo il medico di Emergency presente a bordo, al momento del salvataggio, "Abou non riportava sintomi particolari, se non una forte denutrizione, comune alla maggior parte delle persone che erano sulla sua barca. Il 17 settembre, verso le 21, il ragazzo ha iniziato ad avere la febbre e un forte dolore lombare: è stato subito condotto nell'ambulatorio della nave, dove è stato sottoposto al test per il Covid-19 che è risultato negativo. Lo staff medico lo ha reidratato per via endovenosa, gli ha somministrato del paracetamolo e una terapia antibiotica, ipotizzando una possibile infezione alle vie urinarie. Quando il ragazzo ha lasciato l'ambulatorio, la febbre era scesa".

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Secondo lo staff medico, le cicatrici presenti sugli arti di Abou non sembravano riconducibili "a torture o maltrattamenti recenti"; secondo un amico che faceva da interprete, "si trattava di lesioni molto vecchie che risalivano al periodo dell'infanzia. A causa della barriera linguistica - dicono ancora le Ong - tutte le comunicazioni tra lo staff e il ragazzo sono state sempre mediate da un suo amico, con il quale era possibile comunicare in francese. La mattina del 18 settembre, alle 9.30, il medico ha visitato nuovamente Abou che aveva ancora un po' di febbre, ma era in condizioni generali migliori. Gli è stato somministrato ancora un antibiotico e un trattamento reidratante, ha eseguito un'ecografia addominale che non ha rivelato nessun problema evidente ed è stato fatto un secondo test per il Covid-19, che è risultato ancora negativo".

"Abou è stato tenuto in osservazione per circa due ore, durante le quali non ha dato segni particolari di malessere e ha chiesto di poter avere qualcosa da mangiare. Alle 14 dello stesso giorno è stato trasferito sulla nave Allegra per la quarantena con ancora la flebo al braccio: contestualmente, il medico di Emergency ha consegnato al medico della Croce Rossa una relazione che riportava la situazione del paziente nei dettagli. Al momento dello sbarco, Abou sembrava stare meglio - conclude il comunicato - camminava e comunicava sia con lo staff, sia con gli altri ragazzi".