«Quella frase è stata infelice. Non volevo dire “io non credo”, ma che il Credo come viene ripetuto, come una cantilena, senza capire davvero, non è pastoralmente utile. E siccome avevamo il coro gospel, abbiamo cantato “Dolce sentire” di “Fratello Sole e sorella Luna”», spiegava ieri don Fredo Olivero, rettore della chiesa di San Rocco. Alla Messa di Natale, i fedeli che riempivano la chiesa di via San Francesco d’Assisi, sono rimasti sorpresi. Perché il «Credo» don Fredo l’ha saltato. Con una breve spiegazione che ha gettato alcuni nella confusione. Un fatto insolito, la cui eco - anche grazie alla registrazione del rito riversata con i suoi canti su YouTube - giorno dopo giorno si è diffusa. E il sacerdote è finito preso di mira su siti internet vari, accusato di eresia e apostasia.

Ieri della messa di Natale a San Rocco si è interessato anche monsignor Cesare Nosiglia. Don Olivero, richiamato dall’arcivescovo, ha assicurato che d’ora in avanti reciterà il Credo con i suoi fedeli com’è previsto nella celebrazione eucaristica.

Don Chiaffredo era stato ordinato dal cardinale Michele Pellegrino nel 1967, nella stagione in cui la Chiesa torinese diventava ricca di preti operai e in cui nascevano figure di sacerdoti, religiosi e anche laici impegnatissimi nel sociale. Lui, 75 anni, nato a Centallo in provincia di Cuneo, cinquant’anni di Messa festeggiati in giugno, è stato un figlio perfetto di quell’epoca di impegno: ha fondato prima l’Ufficio Internazionale della Cisl, nell’83 è stato chiamato al Comune di Torino dal sindaco Diego Novelli per aprire il primo Ufficio Stranieri e Nomadi d’Italia, un servizio d’avanguardia che ha scritto per quegli anni una pagina di storia cittadina. È stato cappellano in ospedale e direttore della Pastorale Migranti della Diocesi, universalmente conosciuto come esperto di immigrazione e di rom in particolare, memoria storica del fenomeno.

Negli ultimi anni don Fredo si è dedicato al dialogo interreligioso e all’accoglienza spirituale dei migranti. Nell’omelia di Natale ha spiegato che «la base della nostra fede non sono i dieci comandamenti, ma è il comandamento dell’amore. Se Dio è generoso con te, tu sii generoso con gli altri. Questo è ciò che dobbiamo rispettare, del resto non dobbiamo avere paura. Ai vostri figli smettete di insegnare la paura, l’inferno: non serve e anche a voi fa del male. Cercate l’essenziale nella fede. Il comandamento essenziale è la condivisione. L’ideale di Gesù era che non ci fosse nessun povero, che ci fosse dignità per tutti». Ma il «Credo» non pronunciato? «Ho fatto male - diceva ieri - a far cantare “Dolce sentire”. Ma non volevo affatto dire che “io non credo”».

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